Siamo stati sabotati? (o ci siamo sabotati)

Se non fossi cresciuta a colpi di wingardium leviosa, orsi che parlano a satelliti e castori che raccontano storie di dubbio gusto a nipoti, probabilmente ora avrei dei ricordi molto meno entusiasmanti della mia infanzia ma, forse, mi sentirei un po’ meno delusa dall`essere un`adulta.

(Premessa per entità terze che potrebbero sentirsi giudicate per il loro operato: non è una richiesta di morte sappiatelo, è solo una piccola critica ma va bin parei davvero.)

Quello che intendo è che ho l`impressione che siamo stati allevati un po’ con l’idea che una vita all’insegna di una rincuorante abitudine sia quello a cui dobbiamo aspirare per essere felici ma che nella vita reale a volte porti solo frustrazione. I teletubbies ad una certa dicevano è l’ora della tubby pappa e non c’erano cazzi: loro nell’ora prestabilita si mangiavano la loro sbobba rosa (menù che almeno negli anni in cui lo guardavo io, quindi numerosi, non hanno mai cambiato) e potevi pure puntargli una pistola alla tempia loro mai avrebbero tardato quel sacro momento. E oggi quando la mattina mi alzo pensando alla giornata già programmata mi sento anch’io un po’ un teletubbies ma invece di provare quella grande gioia, che soprattutto il piccolo Po ostentava, mi sento in gabbia.

Ecco non credo di aver partorito alcun pensiero leopardiano (anzi) e spero che qualcuno capisca cosa voglio intendere. In un mondo dove avremmo infinite possibilità alla fine per un motivo o per un altro viviamo in una bolla d’ansia, impegni, paure ma poi di cosa che, se ci pensiamo, siamo in una realtà completamente inventata da noi. Non dovremmo sentirci a nostro agio? Siamo legati a doppia mandata ai soldi anche se ci diciamo che non è così. Ogni giorno ci ostiniamo a fare sempre esattamente le stesse azioni e se abbiamo la fortuna di non farlo è solo perchè abbiamo condannato qualcun’altro a farlo per noi. Perché continuiamo a pensare che il lavoro sia nobilitante? Perché ci siamo riempiti di aspettative e perché se non ne abbiamo ci sentiamo poco ambiziosi e non semplicemente realisti?

Si dice che la felicità sia una questione di attitudine. Per me è sabotaggio perchè se ci fosse stato almeno un episodio speciale dove l’orso nella casa blu alla settecentesima volta che la luna lo invitata a cantare la buonanotte gli avesse risposto “senti zia sta cosa la facciamo da 12 anni. La possiamo far finita almeno per una sera?” dimostrando al mondo intero che fare tutti i giorni la stessa cosa dopo un po’ smarrona anche il buon Bear, non saremmo forse tutti un po`più felici (o almeno più felicemente rassegnati)?

Tutto questo solo perchè domani lavoro

3 risposte a "Siamo stati sabotati? (o ci siamo sabotati)"

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  1. Di solito mi limito a leggere quello che scrivi facendomi una marea di risate. Sei amabilmente tragicomica. Credo che derivi dal fatto che sei profondamente intelligente. Questa volta voglio risponderti, affrontando il rischio di esporre le mie opinioni su pubblica piazza e soprattutto su un blog controllato da tedeschi (è chiaro, dall’ultimo articolo, che sei tenuta d’occhio). Perché sento questo argomento vicino. Perché leggendo penso finalmente, ok, non è solo mia questa inquietudine. O forse solo perché è ferragosto e mi sono alzata ora.
    La chiamano zona di comfort. E ne abbiamo tutti bisogno. Un luogo dove hai abitudini, dove la ripetitività delle azioni e dello stipendio ti permette di non convivere col coltello tra i denti h 24 ed avere la tranquillità necessaria a fare progetti a lungo respiro (perché senza, diciamolo, il.problema principale diventa non mangiare pane e cipolla per il quarto giorno consecutivo, anche se io amo la cipolla eh. Non ce n’è per nessuno). Detto ciò, non penso che la zona di comfort coincida con la felicità. Almeno non con la mia. Ma nemmeno l’ignoto quotidiano può essere felice. Per spiegare, faccio un lavoro dove non so letteralmente cosa mi possa capitare ora per ora. Uno.ci prova a fare l’agenda da superfico. Viene sconvolta ogni 15 minuti quindi mi trovo a viaggiare con due camice, una maglia con del sugo, un paio di antinfortunistica e dei tacchi in macchina (anche se le vans hanno sempre la meglio su tutto quindi alla fine tutta sta menata sulla zona comfort era meglio se me la fossi tenuta). Non ho idea di dove capiteró e cosa succederà nel dettaglio e questo è assolutamente bello, non posso dire che mi annoio. Ma che sono stanca, spesso, si. Posso dirlo. Qualche volta mi trovo a fantasticare su me stessa come cassiera in un super, con la giornata scandita da un ritmo regolare e dove la maggior sbandata è data da chi non sente che i carrelli sono difettosi (ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale). Ma che poi, la vita in un super è davvero così tranquilla? Magari la sto idealizzando. Cioè vuoi mettere avere a che fare con 8 vecchietti all’ora? Si aprono altri mille dubbi. Quindi, zona comfort = cheppalle; coltello tra i denti = voglio tregua. La felicità ordunque? La sento nei momenti di cambiamento. Nella transizione da un momento tranquillo e conosciuto a uno dove non conosco una beata ceppa e viceversa, dal bordello alla pace. C’è questo periodo finestra in cui il tempo si dilata, è tutto nuovo e per far fronte alle modifiche della tua esistenza devi finalmente accendere il cervello. Come se in un tragitto tra due isole, la felicità risiedesse nell’attraversare il mare. Detto ciò spero e non credo che tutti condividano questo disagio mentale, ci sarà qualcuno che si sentirà in pace nella sua zona comfort da ora e per il resto dei suoi anni. Mentre io li guarderò con un misto di ammirazione e timore da ora e per il resto dei miei anni. Cambiando, in continuazione. O forse tra 4 anni ti telefoneró per dirti che sono ancora in Italia, ho due bambini e non ho intenzione di cambiare manco il tragitto per andare al super a lavorare. Mai dire mai. Di sicuro non lascerò guardare a nessuno Bear. Ho finito giuro. Continua a scrivere, per favore. Questa cosa farà anche 2008 ma Fa pensare, fa accendere il cervello. Come il.tragitto tra le due isole. E a questo devi aggiungere anche il fatto che fa spaccare dal ridere. Buon ferragosto. Una tua fanz XoXo

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    1. Ciao Laura! Per prima cosa non so come ringraziarti per tutte le belle cose che mi hai scritto. Mi hai sinceramente regalato una gioia immensa (penso proprio che mi stamperò questo commento a poster e lo leggerò ogni volta che mi serve la motivazione anche solo per lavare i piatti). Quindi davvero grazie mille! In più hai realmente corso il rischio di esporti ai tedeschi e questo ti fa più che onore. Nelle tue domande mi ci ritrovo pienamente. Tu dici che sono profondamente intelligente ma io di profondamente intelligente ho trovato invece le tue parole. Mi è piaciuto il modo in cui hai descritto il dilemma comfort-coltello tra i denti e ho trovato geniale la metafora delle due isole. Anch`io credo di sentirmi felice nei momenti di cambiamento. Anzi credo proprio che siano le parole più esatte…sai che non ci avevo mai pensato?
      Comunque hai un bellissimo stile nel raccontare e se dovessi mai decidere di scrivere anche tu della tua vita sappi che ti leggerei più che volentieri (e poi se dovessimo veramente dare alla luce dei pargoli potremmo sempre confrontarci per capire con quale cartone sostituire l`orso nella casa blu, dilemma non da poco)
      xoxo

      Morgana :))
      p.s. sia tu che la tua vita sembrate molto interessanti. Se non ti chiedo nulla in proposito è solo per non sembrarti invadente o stalker, non pensare che non stia bruciando da dentro per la curiosità.

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